Bahía Blanca e la sua regione sono agli antipodi del Trentino. Non solo perchè si trova a 15.000 chilometri di distanza nell'emisfero Sud, in Argentina: a Bahía Blanca non ci sono montagne, nè valli innevate nè boschi. Un immigrante trentino arrivato a queste terre non avrebbe potuto immaginare una geografia e una città così diverse da quelle conosciute nella propria terra di origine. E comunque, dalla fine del XIX secolo e fino alla metà del XX secolo, molti di essi giunsero in questa zona, e alcuni ci rimasero.
La crescita di Bahia Blanca e la sua regiome come centro ferroportuale richiedeva, dalla fine dell'Ottocento una grande quantità di lavoratori in campagna - come braccianti, oppure come affittuari-, nelle ferrovie, nella carica di grano nel porto, oppure nel campo dell'edizilizia, come costruttori o muratori, e permise poi, lo sviluppo di tante attività collegate al commercio e all'industria.
Non c'è stata qui una colonia di trentini: come gli anelli di una catena, furono i vincoli di solidarietà famigliare e paesana quelli che permisero di articolare in modo sistematico e graduale l'arrivo e sistemazione di parenti, amici e compaesani.
Uno degli obiettivi di questo blog è ricuperare le loro storie, le loro fotografie, i loro ricordi. E pensare anche alle condizioni sociali in cui si produssero sia la partenza dalla terra d'origine che l'inserzione in questo posto.
Inmigrati trentini a? da? verso? attraverso? Bahía Blanca
Dire "a" Bahía Blanca non è che un punto di riferimento arbitrario: trattando sui trentini "a" Bahía Blanca necessariamente parleremo dei trentini a Tandil, e a Villa Regina e a Neuquén, e a Sampacho, e anche dei trentini di California, oppure di quelli dell'Australia, e anche di quelli che vissero nei paesi e nelle campagne del sud della provincia di Buenos Aires, e di quelli che prima sostarono qui e poi se ne andarono via, e di quelli che prima si radicarono in altri posti dell'Argentina e sono giunti a questa città non tanto tempo fa, e anche di quelli passarono per questa terra e poi sono rientrati in Italia.
Gambe abbiamo, non radici.
Quello che siamo non lo portiamo nel sangue, ma nella storia vissuta e nelle esperienze condivise.
Trentatre trentini
Immigrati trentini, qui, sembra che fossero arrivati ben pochi, se uno fa il paragone con altre regioni dell'Argentina (come Chaco o Córdoba alla fine dell'Ottocento, o Villa Regina nella provincia di Rio Negro, a metà degli anni 20), dove si formarono delle colonie con famiglie che ebbero la possibilità di accedere alla proprietà della terra e mantenere vincoli tra di loro.
Invece, qui, di colonia agricola trentina, non ce n'è stata nessuna. Nei campi della zona sud della provincia di Buenos Aires si formarono colonie, ad esempio in Sauce Grande, Arroyo Corto (con immigrati torinesi), Pigüé (con coloni francesi dell'Aveyron) e altre tre colonie di galesi e russi-tedeschi in Coronel Suarez. A Tornquist, vicino a Sierra de la Ventana si promose la formazione di colonie di svizzeri e tedeschi; e una ditta, Stroeder, s'incaricó della radicazione di famiglie valdesi a Villa Iris e di italiani, a Cabildo. In città, i trentini furono infatti pochi di fronte alla stragrande maggioranza di marchegiani.
Ma forse, non sono stati così pochi, solo che non stabilirono rapporti tra di loro. Dalla fine dell'Ottocento arrivarono molti uomini soli, che spesso rientravano in Italia; a volte, invece, dopo parecchi anni di lavoro e di spostamenti continui riuscivano ad avere un pezzo di terra in affitto, o a farsi la casa in città, chiamavano fidanzate, fratelli o sorelle, oppure sposavano una donna -non importa di quale origine- che avevano conosciuto qui. La scuola, il servizio di leva e l'ambiente di lavoro permise alla maggior parte di questi immigrati formare la propria famiglia, imparare la lingua e inserirsi completamente nella societá e l'economia locale.
Così bene si sono inseriti che il Circolo Trentino si formò nel 1989, quasi trent'anni dopo la fine del flusso migratorio. Solo da quel momento entrano a contatto discendenti di trentini provenienti dallo stesso paese che non si conoscevano, parenti dei quali solo si aveva qualche notizia sbiadita, e persone che scoprono che i loro genitori o i loro nonni vissero, là in Trentino o qui in Argentina, le stesse esperienze.
Da questa "riscoperta" nasce l'interesse per conoscere meglio quelle storie, collegarle, approfondirle, per superare i racconti stereotipati sulle migrazioni e sui migranti, e per cercare di capire meglio la nostra storia e il nostro presente.
"Trentini a Bahía Blanca: il lavoro come fattore di tensione tra continuità e cambio culturale"
Questo blog riprende e rielabora alcuni temi svolti nel libro che abbiamo scritto, Sandra Rosetti e io, Ana Miravalles, sulla base di una serie di interviste realizzate tra il 2000 e il 2002. Questo progetto di ricerca ha ricevuto l'apporto economico della Provincia Autonoma di Trento e il Círcolo Trentino di Bahía Blanca. Il libro è stato pubblicato a spese del Circolo nel mese di maggio del 2009, in occasione del ventesimo anniversario.