- Piernas tenemos, no raíces; lo que somos no está en la sangre sino en la historia vivida y las experiencias compartidas
- L immigrazione trentina a Bahia Blanca
- Inmigrantes del Imperio Austríaco en Bahía Blanca e Ingeniero White (1880-1914)
- Italianos en Argentina y en particular, en Bahía Blanca.
- BIBLIOGRAFIA
- Italianos en Bahía Blanca
- Inmigración italiana en Bahía Blanca - Artículos y textos publicados
- Historia del Trentino (para tratar de comprender c...
domingo, 22 de noviembre de 2015
Angelo Tonini, de Riva del Garda en Bahía Blanca en 1891
Escrito de ese modo, el apellido no aparecía en ningún lado. Pero ya sabemos que quienes inscribian los apellidos, a veces duplicaban consonantes que no debían. Por eso, cuando tipeamos Tonini con una sola "N" apareció esta persona cuyos datos de nacimiento coinciden en las tres bases consultadas:
En la base "Nati in Trentino",
y en el registro de arribos de inmigrantes al puerto de Buenos Aires, publicado por el CEMLA:
¿Se habra radicado en la ciudad? ¿Serán descendientes suyos las dos o tres personas de apellildo Tonini que encontramos en la guia telefonica de la ciudad de Bahia Blanca?
martes, 10 de noviembre de 2015
Marcelo Nicolussi
Con gran pesar, hemos recibido la noticia del fallecimiento de Marcelo Nicolussi nacido en Pergine en 1938. Fue socio fundador del Círculo Trentino y presidente de la comision durante muchos años y amigo incondicional. ¡Nunca te olvidaremos!
domingo, 8 de noviembre de 2015
Diario del fronte (1916-1918) - Agustin Ferrari
Di fronte ad Olika (cittá della Volignia dove furono i piu
accaniti combattimenti in autumno del 1915 e anche nella la famosa offensiva di
Brussilow.)
Il giorno 3 giugno ebbi servizio fino alle 24. Alle 3 antem
del 4 mi sento svegliare da un fuoco a tamburo infernale; e in quel momento
viene il mio sucessore nel servizio a picchiare alla porta della mia stamberga
sotterranea e a dar l’allarma; in pochi minuti si fu tutti nei buchi di lupo
(fuchslach). Il dopopranzo, i russi passarono all’attacco alla destra della
compagnia d’italiani irred. della quale facevo parte come comandante di plotone
e dopo accaniti corpo a corpo si dovettero ritirare. La nostra compagnia invece
era fuori del fronte de’attacco perció, affinché non potessimo fare qualche
movimento avvolgente di fianco, i russi ci martellavano terribilmente. Del
resto questo primo giorno pasó per noi senza gravi incidente. Repinti, i russi
intensificarono vieppiu il fuoco di artiglieria di tutti i calibri fino a
notte, dopo di che si poté prender riposo.
All’alba del 5 giugno ricominció il fuoco ancor piu
terribile, e verso le otto colonne dietro a colonne passavano all’assalto delle
posizioni austriache, sconquassate terribilmente, alla destra e alla sinistra
di noi tanto che erano due o tre compagnie al massimo contro le quali non si
faceva che bombardare.
I russi superarono le prime linee e sconfissero
sanguinosamente i diversi contrattacchi austriaci. I russi cosi ci erano alle
spalle e il dopopranzo ci fecero assaggiare alcune migliaia di pallottole nella schiena. Battutit erano specialmente i
due plotoni (1 di ungheresi e l’altro della nostra stessa compagnia) che erano
venuti a rinforzare e a occuppare la cosidetta Machtstellung a pochi metri
dietro alla I línea. Accortomi di cio
corsi corsi dal I° tenente comandate di compagnia e gli dissi che eravamo
mitragliai alla schiena e che ci si doveva riparare. Non mi credette e mi
ordinó anzi di andaré io stesso con una pattuglia per constatare dove i russi
fossero (le linee telefoniche di campo erano ttutte rotte). Dopo aver un po
protestato uscii dalla tana di lupo dove era il comando di compagnia e volevo
andaré dai miei soldati.a un certo punto
della 1° trincea giaceva un morto colpito da granata e le pareti del
camminamento erano crollate: rimaneva soltanto un piccolo passaggio fra ilmorto
e la parete frontale. Feci per stisciarmi attraerso quel buco quando mi scoppio
una granata a forse un metro di distanza e tappa tutta l’uscita del buco; mi
ritiro e tento di pasarse per l’”ordononanzengraben” quando una salva di
granate e scrapnells me lo impedi facendo franare tutto il camminamento. Tornai
nel suddetto buco di lupo ed esposi al comandanti di compangia l’impossibilitá
di eseguire il suo ordine: si arrabbió e volle provar lui stesso. Appena uscito
gli scoppia una granata a qualche passo e lo fece correré quasi pazzo dalla
paura nel prossimo ricovero. Io rimasi intanto nel 1° col tenente Zorsi. I russi
intensificarono tremendamente il fuoco di artiglieria ed un paio di granate
scoppiarono all’entrata del nostro ricovero. Io allora volevo fuggire di li
tanto piu che il ricovero non era tanto sicuro essendo ancora non terminato ma
il Zorsi non volle uscire, e s’internó nel corridoio sotterraneo ancora senza
armatura: la volta franó in seguito allo scoppio di una granata e lui fu
coperto ma ½ m di sabbia: accorsi coll’attrezzo per liberarlo; sentí il mio
disgraziato compagno che mi diceva di andare dalla parte opposta perché avrei
fratto piú presto a liberarlo, ma nel mentre tento di alzarmi, mi sento
impovvisamente soffocoare sotto una gran massa di sabbia: emisi un grido
disperato, tentai di spostar con le gambe e con le braccia la sabbia che
minacciava di farmi morir d’affissia e per mia buona ventura una ordinanza di
campagna che entrava in quel momento vide la mia mano sinistra che sporgeva
dalla sabbia
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Mi sentii strappar fuori e gettar d’un colpo a metá scale
dalla salita per uscire… Mi trovai dopo pochim inuit nel buco delle proprovande
dove mi si fece bere un po’ di vino e rinvenni un po´ dello sbalordimento ma
anche sopra alle entrata di questa tana scoppió una mina (bombarda) e lo riempí
di pulviscolo… Fuggi in un altro ricovero seguito dal mio attendente che appena
sento che ero in pericolo corse a crecarmi. Sotto mia responsabilitá feci
entrare in ricovero tutta la compagnia perché il fuoco continuaba. Qi mi
rinvenni quasi completmaente. Alle 16 o 17 il fuoco cesso. Si entiba poi uno scopiettio
di mitragliatrici e fucilaria lontano, credemmo di essere circondati dai russi
e percio ci demmo alacremente a foggiare una bandiera bianca con una camicia,
legándola in cima alla baionetta inastata sul fucile. Oh come dovemmo presto
illuderci! Uscii e andai un po’ piu lungo i camminamenti e trovo in un ricovero
il comandante di compagnia istupidito e con lui l’alfiere Crunning
completamente sordo e rannichiato in cantone che mi dice di aver ricevuto
l’ordine per ritirarsi alle 21, affidava percio a me l’incarico di condurre i
due primi plotoni a Padinanri??? Gli altri due fuori, indietro in direzione di
holupoy. Al momento di partire il primo tenente mi fu sempre insieme e dovetti
iniciar la ritirata. Rrdiamn iu forutano di me era un po’ lontano e doveva
rirtirarse per un altra via e congiungergi poi a un dato punto a me. Egli pero
rimase lí ad aspettare i russi: Noi ci ritirammo tormentati e perseguitati
spietatamente da un fuoco micidiale di mitragliatrice fucileria e skrapnells
alle prima, da una pioggia torrenziale poi; smarimmo la via e arrivammo perció
a Horlupy soltanto alle una del giorno 6, bagnati fradici e dio senza berretto
(l’avevo perduto nel buco di lupo dove rimase asfissiato Zorsi ad onta dei
soccorsi che avevo inviato piu volte per disotterarrlo e dove morirono per
questo alcuni soldati fra i quali anche Dedrancewsco, quella ordinanza che
aveva salvato si fortuitamente me) e con i calzoni a brandelli.
Il 6 giugno fuggimmo da Horlupy alle 10 antem e fra questo
paese e Romanov vi fu un piccolo combattimento fra pattulgie di cavalleria
russa rinforzate piu tardi da compagnie di mitragliatrici e l’82° reggimento 29
cacciatori di campo del quale facevo io parte o el4 o 5 batt cacc camp. Dopo
poco fuggimmo disordinatmaente verso Lus.. ci fermarono a Teremo e ci fecero
occupare una posizione avanzati alcuni km dal alla cittá. La notte dormii un
paio di ore in una palude.
Il giorno 7 ebbi l’ordine di andare in un colle vicino per
rinforzare la línea dell ‘82° regg. Verso le 17 fuggimmo alla vista di alcune
pattuglie russe e ci fermammo a Teremo
ove erano arrivati altri reggimenti di ungheresi freschi, che avevano occupato
una línea assai forte e ben preparata; noi si fu di reserva nella cittá stesa.
Appena arrivate le artiglierie russe incominciarono a martellare quelle
posizioni e dopo due ore i famosi honoed si
davano a precipitosa e disordinata fuga verso linsk. Noi eravamo destinato di
retroguardia ma intanto i russi ci avevano scoperto mentre noi si faceva
adúnate, ci mandavano delle pallottono che costringevano il maggiore comandante
del battagliane a fermarsi colla rivoltella in pugno. Finalmente finirono di
passare i maggiari e venne la nostra volta: partimmo in bellissimo ordine di
marcia ma appena fuori dal caseggiato ci demmo a precipitata fuga verso Lusl (4
o 5 km distante) bombardati da un paio di batterie di 12 cm. Attraversammo Lusk
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Andammo a fermarci a 6km della cittá a aboreg, ovest di
Lusk. Appena fuori di Lusk i pioneri prepraravano gli scavi per far saltare il
ponte sullo Styr. Scoppio un temporalone che ci bagnó fino alle midolle delle
ossa. Dormii la notte abbastanza bene un una casa con un po’ di paglia. La
línea dello Styr era anche ben preparata e l’occupavano truppe per la maggior
parte fresche. Noi, a quanto ó potuto capire, eravamo reserva d’armata ma
preciso non lo so perché da quel giorno in poi non mi si disse piú nulla di ció
che avveniva attorno a noi e incominciarono a farmi sorvegliarmi di nascosto e
non mi davano nessun incarico che potessi sbrigare da solo.
Il giorno 8 fui mandato verso il mezzodi con alcuni uomini a
rinforazare un avamposto e assumere il comando. Ebbi sempre vicino un
caporalmaggiore sfegatato aguzzino ungherese. Fui ritirato di li appena furono
in vista i russi dopo un po di riposo ci ritirammo alcuni km e passammo la
notte quale “artlleriebadeckung” (di guardia e rinforzo ad alcune batterie).
Il 9 alcuni km piu indietro senza nessun incidente di
guerra.
Il 10 fummo di reserva a Zublino e poi a Warowicz senza
combattimenti
L’11 riposammo in Keresk, preparammo naturalmente ed
occupammo una línea di difesa e partimmo alle 20 senza aver visto un ruso.
12 riposo a Nowi-Dwor. Qui avvenne lo scioglimento della
compagnia di italiani irredenti i quali furono sparsi in 4 compagnie. Causa di
questo fu il continuo diminuire del nostro contingente senza che avvenissero
dei combattimenti; rimanevano indietro aspettando d’esser liberati dai russi.
In questo giorno mi mandarono in riposo a Inirri presso il treno? Del
battaglione; un tenente rumeno l’unico mio amico ottenne pure alcuni giorni di
riposo. Il noastro comandante di compagnia era in riposo fino dal 7 giugno.
Il 13 fui interrogato da questi chi dei nostri soldati
meritava di essere proposto per la midaglia al valore e poi visto che io non
volevo parlare (e proporre nessuno: tachado) incomincio a domandarmi di questo
e di quello: si si come crede Lei, io non saprei, gli rispondevo. Incomincia a
dettare al manpolante che c’era lí il nome dell’alfiere dunning e la
motivazione per cui lo proponeva alla recompensa al valore e cosí
all’improvvisio mi guarda e continua a dettare allo scrivano: kadett Ferrari
Agostino… per aver respinto i russi a colpi di granate a mano” (notisi qui che gettai bensi quelle
bombe a mano ma dopo continue e ripetute minacce dal comandante di comp che mi
indicaba alcuni russi sotto i cavalli di ¿frisia? davanti alla mia trincera a
400 pasi circa; e io dovevo ucciderli a colpi di granate a mano! (io solo del
mio plotone sapevo maneggiare queste bombe e percio ne feci espludere alcune
810-15) a una 40na di passi davanti a noi) “e per aver combattutto colle
retroguardie fino al giorno 12c…….” Mi avesse mandato un fulmine avrebbe fatto
meglio. Non feci piu parola: rispondevo alle sue interrogazioni mai piu che con
un si o un no.
Fino il 18 giugno irmasi in riposo e non feci che mangiare
bere, dormiré e ammazzare pidocchi, che ne avevo la mia parte!!!...
sábado, 22 de agosto de 2015
Cesare Panizza en Bahia Blanca, en 1890
Es como tratar de encontar una aguja en un pajar, pero a fuerza de constancia, aparecen. He aquí el nombre de otro inmigrante trentino en Bahía Blanca, Cesare Panizza, zapatero, que se hace socio de la Societá Italiana XX Settembre en junio de 1890!!!
En el censo de 1895 aparece registrado ANTONIO PANIZZA, 36 ños, soltero jornalero (italiano, pero bueno... varios hacían eso). Ese mismo nombre aparece en 1897 como troperro y carrero en 1897, con domicilio en Lavalle 21.
En las guias de la ciudad su nombre no vuelve a aparecer, pero sí su apellido:
Paulo Panizza, que aparece con el nombre Pablo, figura en el Censo Nacional 1895, 33 años, casado italiano, dependiente; luego, radicado en Zelarrayan y Rodriguez en 1897 (Guia Pioneer, 1897) y luego en calle Darregueira 143 (Guia Comercial de 1900).
Pio Panizza, en la calle Independencia (Guia Colosimo 1908)
En las guías de los años veinte ya el apellido no aparece más en la ciudad de Bahia Blanca.
viernes, 17 de julio de 2015
Efectos de lectura
Hace unos días Mónica Vega, misionera en Brasil, dedicada al trabajo pastoral con mujeres, me pidió algunas fotografías de mujeres inmigrantes. Le envié varias. Hoy me escribió este mensaje:
¡Hola Ana! ¿Como va todo en Bahía Blanca? Yo aquí comenzando un encuentro de mujeres. Dificil realidad la de la mujer en cualquier parte pero aquí es casi como que la distancia de todo triplica las dificultades. Hoy temprano pensaba en todas estas historias que escucho que son similares a las que vos recuperaste de las muchas mujeres de White, de las trentinas, de las de los ferrocarriles... A veces uno no imagina el impacto de lo que hace.Vos les diste espacio para que las voces se escucharan, sus historias trajeran el aire de quienes nunca dejaron de luchar, de empujar y de alguna manera parir un mundo nuevo para muchos. Recuerdo la foto del pasaporte de tu abuela... Será porque es lo que más uso, un pasaporte. Eso es lo que te da identidad para los gobiernos y las agencias pero son las historias que cargan esos pasaportes lo que hay que contar.
Emma Battaia llegó a Bahía Blanca en enero de 1927, a los veinte años.
Mientras trabajaba, cantaba Va pensiero, La Pulpera de Santa Lucía, y la Serenata Rimpianto de Toselli.
En esos años era música que conocían y cantaban todos, precisamente en los años en que empezaba a haber gramófonos y sobre todo a partir de 1922, aparatos de radio, en sus casas, allá, en esos pueblos de montaña, en el norte de Italia. Según parece Luigi Battaia, el padre de Emma, fue uno de los primeros en poseer un aparato de radio en Poia.
En esos años era música que conocían y cantaban todos, precisamente en los años en que empezaba a haber gramófonos y sobre todo a partir de 1922, aparatos de radio, en sus casas, allá, en esos pueblos de montaña, en el norte de Italia. Según parece Luigi Battaia, el padre de Emma, fue uno de los primeros en poseer un aparato de radio en Poia.
Olvidado él, pero no su Serenata.
Esto también trae Emma y quienes llegan
en esos años: esa música de moda, esas historias de amor escandalosas, y
ese italiano pretensiosamente poético y refinado de la letra de la
Serenata:
domingo, 1 de marzo de 2015
Trentinos en Bahía Blanca entre 1900 y 1903
Así vieron la estación cuando llegaron en tren a Bahía Blanca, estos inmigrantes trentinos:
Giacomo TROTTER, nacido el 18 de noviembre de 1865 en Fiera di Primiero, jornalero, se asocia en 1900.
Francesco BERTI, 32 años, procedente de Molina, Val di Ledro.se asocia en 1903.
Augusto BONOMI, hijo de Abarmo, nacido el 20 de enero de 1861 en Varignano, Arco, llego a la Argentina el 3 de febrero de 1885 en el barco Sirio, oficio: carpintero, se asocia en 1903.
Narciso AGOSTINI, nacido el 5 de septiembre de 1883 en Sopramonte, carnicero, se asocia en 1906.
Trentinos en Bahía Blanca entre 1891 y 1897
Arsenio MARCOLLA, nacido el 12 de octubre de 1877 en Vigo de Ton, herrero.
Pietro ANESINI, nacido en Pergine el 29 de septiembre de 1866, 27 años
Giuseppe AGOSTINI, 25 años, proveniente de Trento, herrero.
Anibale MARCOLLA, 27 años, de Vigo de Ton, herrero.
Pietro FLESSATI, 26 años, de Mestriago, jornalero.
Enrico GREIFFEMBERG, 25 años, nacido en Malé, herrero.
Ignazio CARLI, nacido el 13 de febrero de 1856 en Vigo Lomaso. Llegó a la Argentina el 19 de abril de 1883 en el barco Horrox. Albañil.
Trentinos en Bahía Blanca en 1898
Por estas calles circulaban varios trentinos entre 1886 y 1891. Los que estaban inscriptos en la Sociedad Italiana XX Septiembre y residían en Bahía Blanca eran:
Isidoro GHEZZI, 32 años, proveniente de Daone, maestro de piano.
Giovanni FRAISINGHER, 35 años, proveniente de Silante?, sellaio
Francesco MODESTO, 26 años, proveniente de Trento, albañil.
Mario BERTOLINI, nacido el 21 de junio de 1857 en Trento, empleado en el Ferrocarril Bahía Blanca Noroeste.
Pietro PARIGIN, 23 años, proveniente de Trento Sudtirol, pintor.
Leopoldo Iseppi y su familia
Luciano Grill, bisnieto de Pietro Bazzanella, nos envio esta foto, en la que aparece Leopoldo Iseppi y su familia y nos cuenta que estaba entre las fotos de bisabuelo: "no sé si eran parientes o amigos".
Ya nos enteraremos. Gracias, Luciano
Pietro Bazzanella y su hija Teresa en el campo, en Chasicó
Fotografía enviada por Luciano Grill, nieto de Nelly Bazzanella, hija de Pedro Bazzanella y nieta de Pietro Bazzanella. Recordemos que Pietro Bazzanella aparece inscripto en los registros de la Sociedad Italiana XX de Septiembre de Bahía Blanca en el año 1891, junto a sus hermanos Franncesco, Ferdinando y Giuseppe.
domingo, 15 de febrero de 2015
Trentinos en la zona de Tornquist y Saldungaray a fines de siglo XIX (2)
En el libro de matrícula de la Sociedad Italiana de Socorros Mutuos XX de Septiembre de Bahía Blanca aparecen los datos de varios "trabajadores de campo" provenientes de varias localidades del Trentino (el Tirol, en aquella época).
Inscriptos el 1 de julio de 1891:
Emilio BEATRICI, 24 años, nacido en Ranzo el 27-7-1867 (llego el 22-2-1889 en el barco Nordamerica)
Francesco BAZZANELLA, 38 años, nacido en Roncegno el 25-5-1853, hijo de Pietro y Teresa Zen
Pietro BAZZANELLA, 29 años, nacido en Roncegno el 19-6-1862, hijo de Pietro y Teresa Zen.
Ferdinando BAZZANELLA, 31 años,nacido en Roncegno l 4-10-1858, hijo de Pietro y Teresa Zen, llego a la Argentina el 20 de febrero de 1885.
Giuseppe BAZZANELLA, 18 años, nacido en Roncegno.
El 1 de septiembre de 1891:
Giovanni ZENI, 23 años, nacido en Cavedago en 1868.
Giocondo CORN, 24 años, nacido en Novaledo.
Luigi CORN, 42 años, nacido en Novaledo.
En 1894 fueron inscriptos:
Abramo ECCHER, 30 años.
Giuseppe GROFF, 32 años, nacido en Roncegno el 3-3-1862.
Trentinos en la zona de Tornquist y Saldungaray a fines de siglo XIX (1)
En el libro de matrícula de la Sociedad Italiana de Socorros Mutuos XX de Septiembre de Bahía Blanca aparecen los datos de varios "trabajadores de campo" provenientes de varias localidades del Trentino (el Tirol, en aquella época). Ellos son:
Con fecha 1 de junio de 1891:
Luigi MONTEBELLI (MONTIBELLER), 34 años. (¿será el padre de Luigi, Egidio y Pietro?)
Giuseppe ZEN, 35 años. (será el hijo de Filippo, nacido el 27-7-1855?)
Alberto MOCHEN, 43 años, nacido en Dimaro el 12 de marzo de 1840.
Attilio MOCHEN, 20 años, nacido en Dimaro (el 11-2-1871, hijo de Alberto y de Domenica Gramola)
Costanzo MOCHEN, 16 años, nacido en Dimaro el 27-12-1875 hijo de Alberto y de Domenica Gramola.
jueves, 12 de febrero de 2015
La familia Zen en Tornquist - 1922
José Dalceggio
Felice Iseppi
Jose Zen (Pepe)
Leopoldo Iseppi
Herminia Zen
Emma Fortunata Zen (esposa de Giuseppe José Dalceggio)
Anna Zen
Giuseppe Zen
Gisella Zen
Teresa Zen
Giuseppe Dalceggio nacio en Roncegno el 28 de marzo de 1889, hermano de Luigi Dalceggio (quien llegaria despues de la guerra en 1924). Giuseppe llego a la ARgentina en 1908, se casó con Emma Fortunata Zen y tuvo 10 hijos. Uno de ellos es Rodolfo Enrique Dalceggio, padre de Silvia.
miércoles, 11 de febrero de 2015
Fonda tirolesa, en Rondeau y Terrada
En el libro de matrícula de la Sociedad Italiana XX Septiembre aparece mencionada la "Fonda Tirolesa", en la esquina de Rondeau y Terrada.
jueves, 29 de enero de 2015
Fortunata Bazzanella visita a su amiga Anna Dalceggio en San Adolfo, cerca de Ascasubi
Cuando em 2009 entrevistamos a Fortunata Bazzanella (Marter, 1913-Bahía Blanca, 2011) entre otras fotos nos mostró estas, y esto me dijo:
Esto es en Ascasubi, tneía una amiga alla, que es esta, Anna se llamaba, del mismo pueblo, estaba al lado de Ascasubi, y ese es el caballo del ingeniero, ¿conoce usted allá?
Anna Dalceggio y Fortunata Bazzanella en San Adolfo, cerca de H. Ascasubi
sábado, 24 de enero de 2015
Vigilio y Amelia Battaia en Ascasubi - 1949
Vigilio y Amelia Battaia en el campo en Hilario Ascasubi, 27 de enero de 1953.
Vigilio Battaia, Abramo Battaia y Camilo Ferrari compraron en conjunto una parcela de campo en Hilario Ascasubi. Como Abramo y Camilo tenian además sus respectivos negocios de vino en la ciudad de Bahía Blanca, fue Vigilio quien quedó radicado en el campo. Cuando llegó en 1949, su hermana Amelia se dedicó a acompañarlo y a trabajar con él allí.
En febrero de 2014 estuve en Poia, y ahi copié varias de las cartas que Abramo, Virglio, y Emma enviaron a su hermano Erino Battaia:
16 de marzo de 1949: Vigilio está allá en la tierra que hemos comprado, él está allá con dos hombres que trabajan juntos y casi todas las semanas, o sea, el sábado y el domingo vamos para allá Camilo y yo, y si no viene Vigilio. Esta tierra tiene en el frente 800 metros de largo y pasa justo pegado a nuestro campo una calle que une varios pueblos importantes. Debo decirte también que el correo va y viene a Bahia Blanca cuatro veces por día. Esto no es un desierto como tal vez ustedes se imaginan por allá. Más adelante la propia Amelia les va a escribir contándoles su impresión. (Abramo)
8 de junio de 1949:
Nuestra Amelia ahora está conmigo acá en el campo, es una buena cocinera, prepara polenta y perdices, pasado mañana va a Bahía Blanca con Camilo. Se ha quedado muy impresionada al ver tantos cab allos, vacas y cerdos.(Vigilio)
3 de agosto de 1949
Nuestra Amelia está acá conmigo en el campo, le gusta mucho, cada 15 días va a Bahia con Emma, y pasan una semana juntas. Queridos hermano y hermana tengo que decirles que Amelia cambió mucho (tachado: le desaparecio ese gesto). Las novedades son que aumenta la cantidad de terneros, las vacas no nos dan ningún trabao y tampoco los cerdos, todos se mantienen solos, también las gallinas. (Vigilio)
Hace unos días me cuenta Beppino, hijo de la hermana de Amelia:
Recuerdo que la tía Amelia nos escribía desde el campo (Ascasubi?) y tengo la impresión de que decía que no se encontraba muy a gusto, más aún que no le gustaba vivir ahí porque padecía la soledad y no era fácil hacer amistades a causa de la distancia y por la falta de corriente eléctrica. Mi madre sufría mucho al leer estas penurias de Amelia y recuerdo el suspiro de alivio cuando supo que pudo volver a Bahia Blanca. Sabés cuál fue el motivo que llevó a la tía Amelia a emigrar a la Argentina? Te cuento: la tia Amelia tenía un novio que vivía en Arco que la asediaba, ella no correspondía sus sentimientos; ademas este hombre era violento y por lo que sabemos, por lo que se decía, este hombre hacia el final de la guerra (1945) habría matado un soldado alemán y le habría robado una importante suma de dinero. (incluso hoy día algún que otro anciano recuerda este episodio).
Mi ricordo che zia Amelia scriveva dal campo (di Ascasubi ?) e mi sembra dicesse che non si trovava a suo agio, anzi che non le piaceva vivere lì perchè soffriva di solitudine e non era facilitata nelle relazioni sociali causa la distanza da altri insediamenti abitativi e dalla carenza o assenza della corrente elettrica. Mia mamma nel leggere quelle cose ed il disagio di Amelia ne soffriva molto e mi ricordo il sospiro di sollievo quando è potuta tornare in Bahia Blanca.
Sei a conoscenza della motivazione che ha spinto zia Amelia ad emigrare in Argentina? ..... Te la racconto: Zia Amelia aveva un fidanzato residente ad Arco che la ossessionava e lei non voleva condividere i suoi sentimenti e prospettive anche perchè era violento e da informazioni assunte questo uomo, verso la fine della guerra (1945) si diceva avesse ucciso un soldato tedesco rubandogli una forte somma di denaro (anche oggi qualche anziano ricorda quell'episodio). Altro motivo: In data 23 ottobre 1948 si è sposato (suo fratello) zio Erino e forse a zia Amelia sembrava di essere d' impiccio rimanere e convivere con la cognata.
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