Emilia Pallaoro fue una de ellos.
(más datos y otra historia de mujeres en Praga acá)
Emilia Pallaoro nació en Marter di Roncengo en 1909, y falleció acá, en Bahía Blanca, en 1983.
También ella estuvo -junto con su madre, Orsola Montibeller, su abuela y sus tías- "refugiada", "evacuada" entre 1915 y 1918 en Praga, en Checoslovaquia.
Se ve que, aunque había sido una experiencia de su mas tierna infancia- muchas veces hablaba de esto con Elvira Zamboni, su hija. Estas cosas le contaba:
Que el tren en el que los llevaban desde Pergine se incendió durante la noche, tuvieron que cambiarse de vagón y casi milagrosamente se salvaron.
Que al poco tiempo de estar allá, en Checoslovaquia, su madre, Orsola Montibeller, falleció a causa de una peste y que por eso es que no está en el cementerio de Marter de Roncegno.
(ahora descubro, perpleja por la casualidad, que la mayor parte de las fotos de la página a las que remite este link, corresponden a personas de apellido Montibeller)
Que al perder a su madre, fue a vivir con sus tías y su abuela y que empezó a ir a la escuela; el padre estaba en el frente.
Y que como estaban en una situación de mucha pobreza, cuando estaba por tomar la primera comunión, la abuela le hizo un vestido precioso con un trozo de tela que pudo conseguir canjeando buena parte de las provisiones que recibían.
De esta experiencia nos habló Elvira las dos veces que fuimos a verla, una en enero de 2002 y la ultima, hace poco, en diciembre de 2010:
Elvira Zamboni, religiosa de María Auxiliadora, diciembre de 2010
La mayor parte de los hombres adultos estaban en la guerra. Por eso, aunque se habla siempre en plural de "profughi", sabemos que fueron mujeres la mayor parte de las personas que vivieron esa experiencia.
Luciana Palla, Scritture di donne. La memoria delle profughe trentine nella Prima Guerra Mondiale, Relazione presentata alla giornata internazionale di studi, tenutasi all’Università di Venezia il 31 ottobre 2003, dal titolo: Grande guerra e popolazione civile. Repressione, violenze, deportati, profughi.
Emilia fue enfermera y durante la segunda guerra fue voluntaria de la Cruz Roja Italiana, estuvo en campos de batalla y hospitales de guerra, también ahí salvó su vida (y la de muchos heridos) en un barco-hospital torpedeado y recibió por esto un solemne encomio del gobierno. Pero todo esto viene en la próxima entrada.
Profugo, in spagnolo è un termine che ha una connotazione negativa: profugo vuol dire delinquente che è riuscito a scappare dalla giustizia. In italiano, invece vuol dire "evacuati", "sfollati". Perciò durante la grande guerra si parlava dei "profughi trentini per far riferimento alla popolazione civile del Trentino trasferita verso l'interno dell'impero austriaco per allontanarla dalla zona di combattimento. Sono stati migliaia coloro che dovettero abbandonare tempestivamente le loro case nel mese di maggio di 1915, salire sui treni approntati in fretta per questo spostamento, e vivere durante quattro anni in posti come la Boemia, Moravia, Ungheria, alcuni in case di famiglie, tanti altri ancora in dei campi allestiti apposta e in condizioni molto precarie.
Emilia Pallaoro fu una di loro
Emilia Pallaoro è nata a Marter di Roncengo nel 1909, ed è morta qui, a Bahía Blanca, nel 1983.
Anche lei è stata, assieme a sua madre, Orsola Montibeller, sua nonna e le sue zie tra il 1915 e il 1918 a Praga nella Cecoslovachia. Si vede che, pur essendo stata un'esperienza della sua prima infanzia, tante volte ne ha parlato con Elvira Zamboni, sua figlia. Queste cose le raccontava:
che una notte, il treno in cui andavano da Pergine verso Praga prese fuoco, dovettero cambiare carrozza e solo per un miracolo si salvarono;
che poco tempo dopo il loro arrivo, la madre, Orsola Montibeller, morí a causa di una malattia, e che per questo motivo non c'è la sua tomba nel cimitero di Marter di Roncegno (adesso scopro, perplessa, che tante delle fotografie della pagina alla quale rimanda questo link corrispondono a persone di cognome Montibeller)
che dopo la perdita della madre, è andata a viviere con le zie e la nonna, e che inizió la scuola; suo padre intanto, lottava nel fronte di battaglia;
e che, dato che si trovavano in una situazione di povertà, quando stava per prendere la prima comunione, sua nonna le fece un prezioso vestito con un pezzo di stoffa che è riuscita ad avere consegnando parte delle proviste che le corrispondevano.
Di queste esperienze ci ha parlato suor Elvira quando l'abbiamo intervistata, nel gennaio del 2002 y il 17 dicembre scorso.
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